Si può affrontare il tema della sofferenza mentale con una canzone?
Certamente sì e lo dimostra la tenerissima “Ti regalerò una rosa” di Simone Cristicchi.
E’ bastata una canzone dai contenuti chiari e diretti in un momento in cui la gente non ne può più di banalità, per scatenare non solo il grande consenso ricevuto al “Festival della Canzone Italiana” ma l’interesse della stampa nazionale.
Ed ecco che la questione ridiventa centrale e i “matti” hanno visibilità e credibilità e dignità. Antonio diventa il simbolo di tutti coloro ai quali è stata tolta voce e dignità,
che ritrova la capacità di affermare il proprio diritto a stare nel mondo, nelle relazioni affettive, nonostante l’esperienza dolorosa della sofferenza mentale, nonostante la privazione della libertà.
E quel mondo separato e distante, che sembrava non accorgersi di lui, è richiamato con forza alle proprie responsabilità proprio da colui che aveva allontanato, costretto ai margini, rinchiuso perché “matto” e quindi “incomprensibile e imprevedibile”.
E allora ben venga la tenera canzone di Cristicchi per riaffermare il diritto ad esistere contro qualunque forma di pregiudizio e qualunque marchio impresso.
Antonio rispecchia il bisogno di “normalità” di migliaia di persone reali (donne e uomini, giovani e adulti) che vogliono riemergere nonostante tutto e tutti;
rappresenta il loro diritto all’amore, alla considerazione, al rispetto, all’amicizia, allo stare nel mondo come si è.
E il saluto finale, sopra la sedia gialla, lo interpretiamo come gesto di libertà, come riappropriazione di sé, del proprio corpo e della propria esistenza.
E’ un inno alla speranza.
E’ un invito ad abbandonare la strada del pessimismo, a scoprire e riscoprire vite straordinarie.
E’ un invito a non abbandonare mai le persone.
Grazie quindi a Simone Cristicchi e all’emozione che ci ha regalato.