Affrontare, come si rileva da alcuni commenti della stampa e dagli atteggiamenti di talune autorità locali, il tema della sicurezza nei luoghi di lavoro nella chiave esclusiva dell’aumento della vigilanza, sottintende e rischia di rinforzare antichi pregiudizi, quali quello della pericolosità delle persone con sofferenza mentale, e comportamenti inadeguati e punitivi nei confronti di chi invece ha soltanto un bisogno assoluto di cure umane ed efficaci, oggi disponibili, ma il più delle volte negate.
La tutela della sicurezza di chi lavora in contesti particolarmente problematici, quali i servizi di tutela della salute mentale, è un’esigenza primaria che non può essere pertanto considerata se non in una ottica globale che escluda ogni forma di criminalizzazione delle persone con sofferenza mentale: è dimostrato infatti dalle statistiche e dalla letteratura scientifica che la percentuale dei reati commessi da queste persone è di gran lunga inferiore a quella dei reati commessi dalle persone “sane”. La risposta ai deprecabili episodi che purtroppo hanno funestato le nostre cronache, non può essere costituita dalla concentrazione dei pazienti in pochi Centri di salute mentale sorvegliati a vista dallo schieramento di un corpo di vigilantes, ma dal potenziamento del personale dei servizi attualmente assai carente.
A questo riguardo non possiamo non rilevare, ancora una volta, l’insufficiente e, talora, approssimativa informazione dei media rispetto ad argomenti di così grande delicatezza.
8 Settembre 2013
Girolamo Digilio
Presidente Unasam