Pubblichiamo di seguito l’appello del Comitato Diritti Covid-19 per la tutela dei diritti costituzionali anche in periodo di emergenza sanitaria.
Ill.mo Signor Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Ill.mo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte
Siamo cittadine e cittadini preoccupati delle conseguenze che si vanno
determinando col protrarsi dei provvedimenti di restrizione delle libertà
personali, disposti con Dpcm e DL emanati in queste settimane.
Riconosciamo che la gravità dell’emergenza sanitaria ha reso necessario
comprimere alcuni diritti costituzionali, ma riteniamo nello stesso tempo
che la tutela del diritto alla salute non debba arrivare a porsi in conflitto
con il diritto delle libertà individuali o trascurare il valore della dignità
umana.
I nostri 10 NO
e le nostre 10 richieste per la tutela dei diritti costituzionali
1. NO alla privazione della libertà personale
I Dpcm sono stati utilizzati eccezionalmente per limitare le libertà previste dalla nostra Costituzione, secondo tempistiche sottoposte a continua proroga, sospendendo garanzie, diritti e il confronto parlamentare, in pratica un vulnus profondo alle istituzioni democratiche, tanto meno rimarginabile quanto più se ne reiterano le adozioni e se ne protraggano gli effetti.
CHIEDIAMO il ripristino della fruizione delle libertà personali pur nel rispetto delle dovute precauzioni sanitarie, da attuarsi attraverso il necessario distanziamento fisico ma senza l’isolamento né il confinamento dei movimenti, almeno nell’ambito di luoghi aperti (giardini, parchi, montagne o spiagge). La libertà personale e la dignità umana sono valori irrinunciabili, che godono della garanzia di inviolabilità e non possono essere per principio frammentati o differenziati.
2. NO alla mancanza di attenzione nei confronti delle fasce sociali più deboli o con disagio.
L’oneroso sacrificio che si sta richiedendo in questo momento a bambini, disabili, indigenti, soggetti affetti da problemi di salute mentale e persone che non dispongono di condizioni comunque compatibili con una così prolungata reclusione appare in contrasto con le diversificate esigenze della complessità sociale.
CHIEDIAMO una specifica attenzione alla loro situazione, attraverso l’attenuazione della morsa delle imposizioni e l’adozione di misure d’intervento sociale e sanitario per la piena tutela della loro salute fisica e psichica:
-le persone che soffrono di qualunque patologia devono avere la certezza di poter utilizzare i servizi territoriali sociali e sanitari in caso di necessità;
-chi non possiede una casa deve avere garantito un rifugio adeguato e la regolarità dei pasti;
-le carceri devono essere meritevoli della necessaria trasparenza, per conoscere le reali condizioni di vita di chi non è stato trasferito ai domiciliari;
-ai bambini non può essere sottratto il gioco all’aperto e l’incontro con i propri coetanei, né può essere impedito di stare con i propri nonni, attività da rendere compatibili con le dovute precauzioni igienico- sanitarie anche attraverso nuove forme educative che non abbiano unicamente a riferimento il traumatismo emergenziale, ma si radichino in comportamenti consapevoli e responsabili, stante la possibilità di nuovi ritorni epidemici;
-gli studenti è importante che tornino quanto prima tra i banchi di scuola, sia per recuperare lo spirito reale della formazione e dell’istruzione attraverso il rapporto pedagogico con gli insegnanti e i coetanei, sia per alleggerire il carico di preoccupazione dei genitori in lavoro agile o in ripresa delle loro attività;
-deve essere garantito il diritto/dovere alle cure parentali mediante la solidarietà familiare e intergenerazionale, evitando per quanto possibile le situazioni di abbandono nel caso dei ricoveri ospedalieri, un abbandono che ci rende colpevoli agli occhi di un’intera generazione che ci sta lasciando tra atroci sofferenze, senza nemmeno il conforto di un ultimo sguardo.
3. NO a politiche di punizione preventiva
Nel diritto una sanzione costituisce una punizione prevista per la violazione di uno specifico precetto normativo. Viceversa l’obbligo della permanenza domestica, esteso finanche alla negazione dell’aria aperta, è percepito come una condizione applicata in modo precauzionale e indiscriminato, al fine di prevenire potenziali violazioni delle misure anticontagio, di fatto appunto solo potenziali. Si tratta di un’esasperata e preventiva politica punitiva, che l’ordinamento prevede solo nei casi specifici di pericolosità dei soggetti e mai estesa all’intero corpo sociale. Pur volendo ravvisare nella situazione che viviamo gli estremi dell’eccezionalità e dell’impossibilità di garantire in altra misura la salute pubblica, un tale strumento repressivo appare lesivo della dignità umana e determina una ribellione istintiva, in quanto vissuto come atto di sfiducia nel senso civico e nella responsabilità del cittadino.
CHIEDIAMO di riservare al diritto penale la funzione che dev’essergli propria, quella di extrema ratio con cui punire solo i comportamenti realmente offensivi.
4. NO al pensiero unico di un’informazione prestabilita
In queste settimane, le principali reti televisive sono caratterizzate da un’informazione a carattere unidirezionale e omiletica, che si spinge a suggerire al pubblico quali siano da considerarsi i canali informativi attendibili. È in voga, solo per fare un esempio, uno spot che invita a fidarsi “dei reali professionisti dell’informazione, degli editori veri e responsabili”.
> CHIEDIAMO, in tutta continuità con il punto sotto, che sia garantita un’informazione più ampia, estesa ed eterogenea, che dia voce anche a esperti e professionisti, in genere trascurati od oscurati da un preoccupante preconfezionismo mediatico.
5. NO a una scienza che “diffida” chi, di pari formazione, ha un pensiero diverso
Una cerchia di professionisti ristretta a livello di mass media va progressivamente assumendo una posizione di rilievo nella comunicazione scientifica. Appare non solo grave che sia demandata l’interpretazione dello stato vigente a un’élite prescelta, ma siano estranei dal corrente dibattito ulteriori esperti in materia, la pronuncia della cui opinione divergente è stata resa oggetto di diffide e di segnalazioni legali. Esprimiamo inoltre perplessità per la ventilata ipotesi di obbligare la popolazione, inclusi i bambini, alla vaccinazione antiinfluenzale e addirittura a un eventuale vaccino anti Covid-19.
CHIEDIAMO un approccio alle problematiche inerenti la salute pubblica che si collochi nell’alveo del rispetto delle libertà democratiche, che garantisca l’espressione del dissenso e della diversità di opinione nell’ambito del mondo scientifico. Non appare giustificato, allo stato di attuale incertezza delle conoscenze sul virus Covid-19, prospettare come unica soluzione l’obbligatorietà della vaccinazione di massa, ipotesi avanzata come esclusiva da alcuni virologi. Una tale posizione, oltre a non essere condivisa dall’intera comunità scientifica, sia esclude a priori la possibilità di ricercare ulteriori soluzioni in ambito farmacologico, sia finirebbe per ignorare interventi di più ampio respiro finalizzati al miglioramento complessivo della qualità della vita e della conservazione dell’integrità dell’ambiente.
6. NO alla morale del delatore
L’individuazione e la segnalazione del concittadino dissidente, lungi dal garantire un efficace rispetto delle norme, ha innescato una vera e propria spirale d’odio verso il proprio simile, esprimibile nel “se sto a casa io ci deve stare anche lui”, “se faccio il sacrificio io lo deve fare anche lui”. Comportamento questo, indotto dalla martellante campagna #iorestoacasa con l’invito, neppure velato, a “denunciare chi attenta alla salute altrui”. Si è giunti a coinvolgere in discutibili programmi televisivi gli stessi Corpi Armati di Stato al fine di mostrare come droni ed elicotteri sorveglino i movimenti di ignari cittadini, come agenti di polizia inseguano e puniscano un ciclista solitario, un runner o chi fa una passeggiata in solitudine.
CHIEDIAMO un cambiamento di paradigma in modo tale che ciascun cittadino sia invitato a rispondere della propria condotta, la quale deve fondarsi sul senso civico e sulla responsabilità personale, senza l’intervento di segnalazioni o riprovazioni sociali. In altri termini, non l’incitamento all’odio, ma una sensibilizzazione alla solidarietà comportamentale, affinché la ripresa, oltre a essere di carattere economico, costituisca un reale miglioramento di carattere collettivo. I cittadini devono ritornare in possesso delle loro vite e del rispetto reciproco per poter risanare il Paese e prim’ancora se stessi. Allo stato attuale, inoltre, in vista della cosiddetta “fase 2” per la progressiva ripresa, occorre integrare l’invito a stare a casa con una differenziazione degli interventi restrittivi, in relazione alle localizzazioni e alle necessità personali e sociali.
7. NO al deterioramento ambientale, alle produzioni industriali intensive e nocive per la salute pubblica
Nella situazione di grave disagio dovuta alla diffusione del virus, non è stata tuttavia prevista la sospensione dell’industria bellica, né l’attività siderurgica altamente inquinante e mortale come l’ex Ilva di Taranto, né gli allevamenti intensivi, né l’industria petrolchimica. Le evidenze statistiche confermano che la diffusione del virus e la sua già elevata letalità aumentano con l’esposizione alle sostanze inquinanti, tra queste in particolare le polveri sottili e la diossina, che sono già responsabili di gravi compromissioni della salute umana. Anche l’alimentazione e la salute psicofisica giocano la loro parte in questa vicenda, poiché un fisico sano viene più difficilmente aggredito da virus e malattie. Non a caso le Regioni più colpite corrispondono ad aree altamente contaminate per la presenza di insediamenti industriali, inceneritori e allevamenti intensivi, senza escludere che sono le stesse in cui la sanità pubblica è stata indebolita da tagli, aziendalizzazione e privatizzazione.
CHIEDIAMO, a tutela della salute pubblica, l’adozione di politiche che promuovano stili di vita più salubri, l’accesso al cibo sano per tutti, che siano seriamente oggetto d’indagine tutte le produzioni che recano danno alla salute della popolazione e all’ambiente, né che si riattivino gli stabilimenti nocivi e inquinanti e che vengano rispettati gli impegni assunti del governo per l’uscita dal fossile, che si dia impulso a una grande opera pubblica finalizzata a favorire l’efficientamento e il risparmio energetico, e che si orienti finalmente il sistema economico produttivo verso la vera riconversione ecologica di cui si ha urgentemente bisogno.
8. NO all’utilizzo non prioritario delle risorse economiche
In stretto legame col punto 7, segnaliamo un utilizzo delle risorse economiche non sempre in linea con le reali priorità del Paese.
CHIEDIAMO, a tutela della salute pubblica, di bloccare le sovvenzioni ai processi industriali dannosi, così come le spese in armamenti e strumenti di guerra (ogni cacciabombardiere F35 costa dai 90 ai 150 milioni di euro!), al fine d’impiegare le risorse economiche disponibili nei soli ambiti di priorità, ovvero la sanità pubblica, il sociale per eliminare povertà e disuguaglianze, la scuola, l’occupazione e il sostegno al reddito.
9. No alla sorveglianza cittadina e alla militarizzazione del territorio
Il massiccio impiego di Corpi armati dello Stato (non da ultimo attraverso droni), a titolo di sorveglianza di eventuali infrazioni delle norme previste, ha aggravato ulteriormente il già mortificato stato emotivo della popolazione, evocando scenari drammatici che la storia non omette di ricordare. In questo contesto, in tanti hanno lamentato l’innocenza delle loro azioni e prim’ancora intenzioni, a riprova di una cornice normativa che lasciava ampio spazio alle interpretazioni, così come alla discrezionalità delle autorità nell’infliggere sanzioni di dubbia legittimità.
Inoltre non cessano di essere condotte in Sardegna esercitazioni militari, le quali sia contribuiscono all’inquinamento del territorio, sia favoriscono la propagazione del contagio tra civili e militari e tra militari stessi, sia aggravano il bilancio economico dello Stato.
CHIEDIAMO una smilitarizzazione del territorio, un ridimensionamento del clima di sorveglianza, in rispetto della nostra condizione di cittadini consapevoli, capaci di responsabilità e discernimento e infine la sospensione delle esercitazioni militari in corso.
10. NO alla condizione di meri esecutori delle imposizioni
La passività cui siamo stati sottoposti ha drasticamente ridimensionato per non dire cancellato lo stato di cittadino libero, capace di partecipare alla vita economica e sociale del Paese.
CHIEDIAMO, pur nel rispetto delle precauzioni sanitarie, di ritornare al più presto alle nostre occupazioni e attività sia professionali che sociali, esercitando una cittadinanza attiva e partecipativa.
Ci rivolgiamo alle Signorie Vostre con fiducia,
consapevoli delle difficoltà che stiamo vivendo
e delle necessità che questa drammatica emergenza ha evidenziato.
Riteniamo che nella difficoltà del momento,
si possa cogliere l’occasione per rivedere politiche sanitarie, ambientali e sociali del Paese.
Quanto questo documento sottopostovi intende offrire è un esercizio della nostra cittadinanza
in termini di libertà di pensiero e condivisione d’idee,
così come nello spirito democratico della nostra Costituzione.
Certi di una vostra attenzione, speriamo in un fattivo riscontro.
Firmato:
Gisella Trincas, Presidente nazionale Unasam, da oltre 35 anni impegnata nel processo di superamento degli ospedali psichiatrici, degli ospedali psichiatrici giudiziari e contro qualunque forma di violazione della dignità umana.
Antonio Muscas, Ingegnere meccanico, formatore, attivista per l’ambiente e i diritti umani.
Silvia D’Autilia, Dottore di ricerca, insegnante di Filosofia e Storia, autrice di saggi e articoli sui legami tra scienza e società e sul rispetto dei diritti umani.
Maria Luisa Carta, Avvocato del Foro di Cagliari, impegnata nella tutela della conservazione dei principi di uguaglianza e libertà.
Paola Collu, Avvocato del Foro di Cagliari, impegnata soprattutto nella tutela delle persone più fragili.
Carlo Emilio Pisano, Dirigente Psichiatra presso Struttura Territoriale Sud Sardegna.
Antonella Barbagallo, Psicologa da anni impegnata nella cura dei diritti fondamentali della persona umana; attualmente psicologa volontaria per la Protezione Civile; presidente Associazione Vivamente di Moncalieri; vice presidente Unasam.
Maurizio del Bufalo, Ingegnere elettronico, Coordinatore del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.
Rossella Biagini, Traduttrice, familiare di persone con problematiche di salute mentale.
Elena Canali, Agente Immobiliare e Presidente Volontari in Onda ODV- Associazione per la tutela della salute mentale.